giovedì 13 luglio 2017

Rischio l'antipatia di qualche medico? Pazienza

Fisioterapia, riabilitazione a Montevarchi
Nella mia pagina Facebook “Valdarno Salute e Fisioterapia” ho recentemente pubblicato un video registrato a ridosso di un’intervista in TV. In questo video ho espresso un messaggio che ritengo particolarmente importante. Ho deciso di riportarne anche qui i contenuti dopo averli trascritti e avervi applicato, per una maggiore leggibilità, alcune modifiche e qualche aggiunta… Buona lettura, se ti va.

Ciao, sono Marco, fisioterapista. Il video che avevo messo online e da cui traggo le parole che stai leggendo era in alcuni punti un po’ confusionario, perché non mi ero per nulla preparato. Ma c’è un’impreparazione molto più importante di cui mi preme parlarti, in seguito al dialogo che ho avuto con alcune persone poche ore fa: io sono e voglio continuare a essere impreparato e inadatto a un sistema in cui si mandano pazienti da quello o da quell’altro professionista della salute a seconda delle simpatie (così come sono orgogliosamente inadatto alla vita sociale quando vita sociale significa allearsi per prendersi gioco della gente “perché tanto se spendono 20 euo in più o 200 euro in più cosa vuoi che sia”).

Dico tutto questo in seguito alle critiche che ho ricevuto (per il mio bene, lo so) da più di una persona, per il fatto che durante una mia ospitata in una TV locale ho detto qualcosa che ripeterei altre 100 volte: i medici curanti che per un dolore prescrivono soltanto antidolorifici, senza fare la minima indagine e senza alcun ragionamento clinico, dovrebbero essere abbandonati dal paziente. Paziente che dovrebbe scegliersi un altro medico, più attento e competente.

Inizialmente ho pensato: “A chi posso risultare antipatico in questo modo? Ai medici curanti in generale? No. Rimarrò antipatico soltanto ai medici che si comportano in quel modo scorretto”.
Poi mi è venuto in mente che spesso per avere la collaborazione di una persona non basta mostrargli che sei onesto, che apprezzi il suo lavoro e la sua competenza. Devi anche dimostrargli che ti muovi costantemente assieme a lui. Cioè qualunque cosa lui faccia, devi rimanere un fedelissimo amico. Se un giorno fa o dice una stupidaggine non devi dire a nessuno, neanche omettendo il suo nome, che quel tipo di condotta è secondo te sbagliata e da non premiare.
Ma non basta. L’auspicata censura va anche al di là degli eventi reali. Si vorrebbe censurare anche le riflessioni sugli eventi ipotetici. Non solo non devi dire “quel medico secondo me ha fatto questo errore”. Non solo non devi dire “un medico di cui non faccio il nome ha secondo me fatto un questo errore”. Non devi neanche dire “stai attento, che se un giorno incontri un medico che ti dice così, probabilmente si sbaglia”. Anche questo potrebbe essere considerata una prevaricazione. Perché anche la sola idea di essere sotto osservazione, cosicché qualcuno si possa accorgere di uno sbaglio che verrà eventualmente commesso in futuro è assolutamente inammissibile.

Nel mondo dei liberi professionisti, che non hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato, c’è a volte il desiderio di un’altra sorta di “posto fisso”: la “simpatia incondizionata”. Per sé stessi e per tutta la propria categoria, qualunque cosa accada o quasi.

Mi vengono in mente le persone che scappano dalle telecamere non solo se il giornalista chiede loro un’opinione su uno specifico capo mafia, ma anche quando la domanda è sulla mafia in generale.

Mi vengono in mente i teatrini politici che si creano dopo una proposta di legge per prevenire episodi di malapolizia: c’è sempre qualche imbecille che dichiara di vederci “un attacco alle forze dell’ordine”.

Suvvia, di cosa stiamo parlando?

Così come non ho nessun motivo di attaccare un’intera categoria di persone come quella dei medici (e anzi come tutti i fisioterapisti auspico coi medici una collaborazione), d’altra parte nessuna persona e nessuna categoria avrà la mia “difesa a spada tratta senza se e senza ma”. Se per questo starò antipatico a qualche coda di paglia che si rifiuterà di collaborare con me, pazienza. Non ho bisogno e non ho nessuna voglia di elemosinare amicizia, raccomandazioni, consigli per i pazienti del tipo “Vai da Marco” da parte di nessuno.

Del resto neanche io pretendo una difesa incondizionata. E anzi invito chiunque a non mandarmi pazienti per il solo fatto che sono un amico. Per quanto mi riguarda, se mando una persona da un medico di cui mi fido è possibile che si tratti di un medico che mi sta antipatico. Magari lo brucerei, certe volte. Ma so che è competente e tratta in modo corretto le persone, ed è questo il mio criterio.
Se mi mandi un paziente dev’essere perché credi che io possa risolvere il suo problema, e soprattutto sai che quando mi rendo conto di non poterlo fare lo riconosco e lo dico.

Perché è immaturo e patetico tentare di nascondere con le unghie e coi denti i propri punti di debolezza, illudendo gli altri che si è perfetti, che lo siamo stati e lo saremo sempre.

È normale per un fisioterapista appena uscito dall’università, ma anche per uno che lavora da molti anni, avere, oltre a competenze su cui ci si sente sicuri, anche delle lacune (un professionista della salute, per quanto bravo, non può non averne), ed è comprensibile la tendenza a nasconderle, così come si tende a nascondere i punti deboli della nostra vita in genrale.
Ma credo che la buona strada sia un’altra: tenere bene in vista i nostri punti forti e al tempo stesso ammettere l’esistenza dei nostri punti deboli, quando capita. Questo ci conferisce un’immagine di coerenza agli occhi degli altri.

Non solo. La coerenza ci fa guadagnare tanta salute in più.

Rammentiamo l’effetto placebo e l’effetto nocebo quasi esclusivamente quando parliamo di gruppi di pazienti presi in esame ngli studi scientifici. Ma sappiamo che questi effetti della psiche sulla salute fisica esistono sempre nella nostra quotidianità. Allora potremmo chiederci: quanto negativamente può suggestionarci il duro lavoro da fare a lungo e tutti i giorni allo scopo di mantenerci incoerenti, e cioè nascondere a noi stessi che siamo falsi e ingiusti pur sapendo, in fondo, di esserlo? Già: se con gli altri vogliamo mentire, se vogliamo recitare in maniera efficace dobbiamo prima di convincere noi stessi che stiamo facendo la cosa giusta. Questa scellerata lotta interiore cosa può costarci in termini di salute, oltre che costare agli altri in termini di soldi spesi inutilmente quando li infinocchiamo? Penso ad esempio al consigliare una terapia di cui non siamo convinti.
E non dico convinti al 100%, perché il 100% ce lo possiamo scordare. Ma per fortuna esiste un modo molto semplice per essere sicuri di dare un consiglio onesto, e cioè mettersi nei panni del paziente. Basta chiedersi “Se mi trovassi al posto di questo paziente, sapendo quello che so su questa terapia, sarei disposto a una spesa del genere?”. Facile facile.

Tornando ai punti di debolezza, sia del prodotto o servizio che offriamo, sia di noi come persone, non dico che vadano enfatizzati… dico solo di non negarli. Se ne può parlare e scherzarci sopra. Si può… (lo so, sto per dire una cosa che potrebbe apparire una pazzia) …apparire come esseri umani.

Apparire come esseri umani non sminuisce, ma esalta una persona agli occhi degli altri. Agli occhi dei clienti, agli occhi dei pazienti, agli occhi di una persona dell’altro sesso che vorresti conquistare, agli occhi di un amico che ti conosce da pochissimo e che però osservandoti si accorge di potersi fidare di te ciecamente.

Nota: lo scopo di tutto questo che sto dicendo non è dire “io sono onesto”, che avrebbe lo stesso valore della frase “il vino è buono” detta dall’oste.

Il tema centrale è un altro, ed è quello che ho introdotto poco sopra:

Quanto la coerenza può essere utile alla tua salute e alla tua vita in generale, e quanto invece l’incoerenza può farti male?

La mia risposta a entrambe le domande, come avrai capito, è: moltissimo.

Vale non solo per i dolori di cui mi occupo in quanto fisioterapista, cioè dolori muscolari, articolari e di natura neurologica; vale mille altri aspetti della salute fisica e mentale.

Come dicevo all’inizio, ho registrato improvvisando il video da cui ho tratto questo articolo; non sapevo quasi niente di ciò che avrei detto prima di accendere la videocamera (cosa che di solito non faccio). Questo perché sentivo di dover dare un messaggio importante, e darlo immediatamente. Non è un caso che io abbia sentito questo impulso in un momento particolarmente delicato, e cioè dopo aver appreso dell’improvvisa morte di un mio amico (che aveva pochissimi anni più di me). In momenti del genere può accadere di focalizzare l’attenzione sul fatto che siamo parte di qualcosa di più grande di noi. E può accadere, com’è accaduto a me, che venga in mente un consiglio che fra l’altro ritorna ciclicamente fra i post di Facebook buongiornisti: vivi come se dovessi morire domani.
Che detto così è esagerato, ma rende bene l’idea di quanto sia giusto seguire i propri valori più importanti senza permettere che vengano offuscati da quelli secondari, cosa che purtroppo accade spesso, per il fatto che questi ultimi riguardano questioni pratiche di cui ci occupiamo spesso e a lungo. Seguire i propri valori più importanti fa della nostra vita qualcosa di completo indipendentemente dal momento in cui si conclude.

Ora, se scelgo di agire non dico come se dovessi morire domani (perché in effetti probabilmente non morirò domani), ma almeno dando la precedenza ai valori più importanti nonostante alla lunga questo possa darmi degli svantaggi, è lecito che io mi chieda: quanto sono grandi questi svantaggi?

Difficile fare un calcolo, ma comunque io mi sono fatto un’opinione sul mio caso. Credo la mia coerenza mi costerà una serie di mancate vendite e mancate collaborazioni per uno svantaggio economico pari a 5000-10.000 euro nei prossimi 30 anni.

E credo l’entità sia analoga per la maggior parte delle persone. Dunque ritengo demenziale scambiare i propri valori per così poco (fermo restando che sarebbe sbagliato farlo anche per cifre 100 volte più grandi).

Il diavoletto tentaore che suggerisce di fregare o lludere gli altri vendendo la propria dignità in cambio di chissà cosa mi fa venire in mente le illusioni nel mondo dello spettacolo e le tante persone che si fanno convincere a dare soldi alle agenzie, o si concedono sessualmente a un manager in cambio di un piccolo ruolo in un film o in una trasmissione televisiva, ruolo presentato come un trampolino di lancio per una carriera che invece finisce lì. E dunque no, non ne è valsa la pena.
Ma forse ancora più efficace e calzante è pensare a Pinocchio che dà retta al Gatto e alla Volpe.

In molti non la pensano come me. E hanno in testa pensieri che trovo tristi e avvilenti:

“Non è un comportamento esattamente giusto… ma devo farlo, perché altrimenti mi perdo un sacco di occasioni”

“Devo farlo; in fondo non è colpa mia”.

Non è così: è colpa tua.

Se sei incoerente, se sei bugiardo la colpa è soltanto la tua, e i piccoli o grandi svantaggi che procurerai agli altri sono esattamente colpa tua. E ciò che ci guadagnerai sarà davvero poco.

Invece l’abitudine a una vita onesta ti fa guadagnare molto: probabilmente la tua indole e i tuoi reali intenti traspariranno a livello subliminale agli occhi delle persone con cui ti relazionerai, compresi i clienti. Che si fideranno di te e ti sceglieranno. Quei cinque – diecimila euro persi per le mancate “truffette” li recupererai su quest’altro versante. Quindi in realtà non ci sarà nessuna perdita, e in più avrai l’enorme vantaggio in termini di salute derivante dal sentirti ed essere una persona persona integra. Non credo ci sia niente di più bello, ed è quello che ti consiglio e che ti auguro.

In linea con tutto ciò che ho fin qui scritto, per chiudere, ti invito a condividere questo mio articolo non per il fatto che ti sto simpatico, ma se e soltanto ritieni che possa essere utile ad altri lettori.