lunedì 17 novembre 2025

Le cause sistemiche della spalla congelata

A una spalla congelata concorrono non solo fattori locali, ma anche altri che favoriscono l'infiammazione cronica sistemica di basso grado, come la disregolazione degli estrogeni, le disfunzioni tiroidee, la scarsa salute endoteliale, lo stress e una dieta poco sana. Questo risulta da uno studio di Santiago Navarro-Ledesma pubblicato sul Journal of Clinical Medicine a ottobre 2025, intitolato "Frozen Shoulder as a Systemic Immunometabolic Disorder: The Roles of Estrogen, Thyroid Dysfunction, Endothelial Health, Lifestyle, and Clinical Implications".

La spalla congelata ("Frozen Shoulder") è stata a lungo considerata semplicemente un disordine muscolo-scheletrico idiopatico (cioè senza causa conoscibile), caratterizzato da dolore, rigidità e fibrosi capsulare dell'articolazione scapolo-omerale. Le evidenze attuali mostrano invece che si tratta di una manifestazione che fra le sue cause ha fattori endocrini, metabolici, vascolari e immunologici, ed è dunque da considerare un disturbo sistemico.

Una importante causa risiede nella carenza di estrogeni, o resistenza ad essi, o interruzione del loro funzionamento a livello recettoriali. Vari studi indicano che il fallimento nella segnalazione estrogenica indebolisce le difese anti-infiammatorie, antifibrotiche e antiossidanti dell'organismo (per questo le donne in periodo peri- e postmenopausale sono predisposte a una spalla congelata più grave).

Anche le disfunzioni tiroidee, in particolare l’ipotiroidismo, contribuiscono in modo significativo alla fibrosi e all'aumento della sensibilizzazione, e dunque del dolore.

Concorre inoltre l'infiammazione del microcircolo, causata da una disfunzione dell'endotelio (il tessuto che riveste internamente i vasi), che a sua volta può essere provocata da una dieta scorretta; altra causa di tale infiammazione è un'alterazione del microbiota intestinale, a sua volta causato dallo stress ossidativo, particolarmente importante nei fumatori, nei consumatori di alcool, nelle persone sedentarie, esposte a aria inquinata e che dormono poco).

Infine lo stress psicosociale cronico contribuisce alla permeabilità della barriera emato-encefalica e alla neuroinfiammazione, che aggrava la disregolazione sistemica e contribuisce al dolore.

La somma di tutti questi fattori favorisce la disfunzione dei mitocondri (le centrali energetiche cellulari), l'eccessiva attivazione dei fibroblasti (cellule che costruiscono i tessuti), e l'eccessiva polarizzazione M1 dei macrofagi (cellule che ripuliscono l'organismo inglobando e digerendo gli agenti patogeni), cioè la loro modalità di funzionamento che consiste nell'attivazione della risposta immunitaria (produzione di citochine infiammatorie).

Ne consegue la transizione fibroblasto-miofibroblasto (cioè è il processo attraverso cui una cellula che produce collagene e deputata alla riparazione di piccole lesioni si trasforma in una che produce più collagene e che è capace di contrarsi per accorciare il tessuto e così chiudere una lesione importante).
L'eccessiva deposizione di collagene e l'irrigidimento della matrice extracellulare porta alla fibrosi della capsula articolare della spalla, che si manifesta con dolore cronico e mobilità limitata.

Il miglioramento della prognosi della spalla congelata richiede il superamento del solo trattamento ortopedico localizzato, che deve essere integrato con una valutazione endocrina, il monitoraggio metabolico, interventi dietetici specifici, la promozione di un buon sonno e la regolazione dello stress.