mercoledì 27 febbraio 2019

Un test per il rachide cervicale: il sollevamento della testa da supino

Fisioterapista San Giovanni Valdarno
Uno degli aspetti su cui è utile indagare per valutare un rachide cervicale è l’ordine con cui i muscoli si attivano. A questo scopo il fisioterapista può servirsi del test di sollevamento della testa da supino.
In questo test il soggetto è disteso a pancia in su, preferibilmente senza cuscino sotto la testa o con un cuscino molto sottile; poiché un paziente anziano può avere difficoltà a respirare senza uno schienale reclinato o uno o più cuscini sotto la propria testa, si deve ricordare che più il capo è sollevato, meno questo test è facile da eseguire e affidabile.
Il paziente dev’essere il più possibile a proprio agio nonostante l’eventuale dolore cervicale; se questo è eccessivo occorre rinunciare al test.

Accertata la somministrabilità del test, l’operatore chiede al paziente di sollevare il capo lentamente, senza dare altre istruzioni, lasciandogli la libertà di muoversi nel modo che gli risulta più spontaneo per eseguire l’elevazione. Compito dell’operatore è osservare la traiettoria effettuata dalla testa nei primi 5 centimetri di movimento.
Il test è positivo se in questi primi 5 centimetri la testa ha effettuato una protrazione anziché una flessione, cioè si è traslato verso l’alto anziché inclinarsi in direzione del torace. Questo rivela che i muscoli si sono attivati in un ordine non corretto.
In uno schema fisiologico (cioè sano), fin dai primi centimetri di movimento la testa ed il collo effettuano il movimento di flessione, questo perché i muscoli correttamente si attivano, l’uno dopo l’altro, nel seguente ordine:

- per primo si attiva il muscolo lungo della testa, un muscolo profondo che flette la testa sul collo;

- immediatamente dopo si attiva il muscolo lungo del collo, anch’esso profondo, che dà inizio alla flessione delle vertebre cervicali l’una sull’altra;

- solo successivamente si attivano il muscolo sternocleidomastoideo - abbreviato “SCOM” - e poi il muscolo scaleno anteriore, questi ultimi più superficiali.

Fisioterapia Montevarchi

Così i primi due muscoli su descritti possono essere definiti starter dell’elevazione, che normalmente si esplica da subito col movimento di flessione quando l’intenzione è sollevare la testa.
La sequenza patologica più diffusa, che provoca la positività al test, consiste invece nell'attivazione iniziale dello SCOM, poi dello scaleno anteriore, poi del lungo del collo e in fine del lungo della testa.

La causa di una sequenza di attivazione patologica del genere sta in alcuni muscoli posteriori che effettuano il movimento opposto alla flessione, e cioè l’estensione: i muscoli suboccipitali. La loro eccessiva tensione contrasta l'effetto dei muscoli lungo della testa e lungo del collo, che “rinunciano” a fare da starter, lasciando la funzione di elevazione iniziale agli SCOM. Il movimento effettuato dagli SCOM quando le vertebre non sono fissate da altri muscoli stabilizzatori (come in questo caso) è quello opposto alla flessione, e cioè l’estensione. Sommandosi questa azione a quella dei muscoli scaleni anteriori (che sono flessori), si avrà come movimento risultante la protrazione.
Si può capire questo meccanismo pensando al gioco del tiro alla fune: la parte centrale della corda, che inizialmente poggia a terra, si sposta in alto quando i due capi sono tirati in direzione opposta. Così, se il paziente è disteso, la contemporanea attivazione di flessori ed estensori di collo e testa sposta quest’ultima verso l’alto. L’esempio è grossolano, perché rispetto allo scenario del tiro alla fune sono un po’ diversi e più complessi i rapporti fra le inserzioni muscolari in questione e il segmento corporeo trazionato, ma dà comunque un’idea della protrazione come movimento “di compromesso” fra le azioni flessoria ed estensoria.

In conclusione, la positività al test rivela una tensione eccessiva della muscolatura suboccipitale, su cui il fisioterapista dovrà lavorare per prevenire danni a breve termine, quali la reazione “protettiva” del sistema nervoso nel circolo vizioso dolore-spasmo-dolore, e danni a lungo termine, come artrosi e ipercifosi ("gobba"), provocate dalla cronica compressione delle faccette articolari.

Poiché i primi risultati di un buon trattamento possono essere osservati anche dopo pochi minuti di lavoro, è utile rieseguire il test alla fine della stessa seduta.